Il presepe popolare così come lo conosciamo oggi è il risultato di due millenni di tradizioni, credenze, contaminazioni, culture… Ogni presepe ha la sua storia e ciascuna tradizione presepiale ha le sue regole da rispettare ma anche i suoi spazi bui in cui si sviluppa la creatività di chi lo compone. Nella tradizione popolare napoletana una delle caratteristiche peculiari (meno presente nelle altre tradizioni locali del presepe) è lo stretto rapporto tra il mondo devi vivi e il mondo dei morti.
Già la principale figura del Presepe, il Bambinello, è emanazione di Dio, inviato sulla Terra per sconfiggere la morte e donare la vita eterna. L’intero percorso del presepe è definito “viaggio misterico”: inizia nel buio del mondo sotterraneo, fatto di grotte e anfratti, per poi terminare con la “luce” dell’epifania.
Fa parte di questo viaggio il pozzo, collocato nei pressi della grotta. Esso è un collegamento tra i mondo superficiale e il sottosuolo, fatto di presenze demoniache; è infatti antica usanza non attingere acqua dai pozzi il giorno di Natale, per evitare la contaminazione con i demoni che li abitano.
Un altro richiamo alla caducità della vita è il ponte. Rappresenta il transito tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, ed anche nella tradizione non cristiana è luogo di incontro di presenze oscure. È legato alla morte anche lo zampognaro vecchio, emblema dell’anno vecchio destinato a morire e lasciare il posto al nuovo, lo zampognaro giovane.
I giocatori di carte sono tradizionalmente chiamati zi’ Vicienzo e zi’ Pascale. Il primo simboleggia il Carnevale, mentre zi’ Pascale rappresenta la morte: è così che è stato battezzato un cranio del cimitero delle Fontanelle a cui la gente chiedeva la grazie di ricevere i numeri vincenti al lotto. È simbolo funebre il mugnaio, imbiancato di farina e con sembianze di fantasma; le stesse pecore altro non sono che le anime dei defunti.
I pastori questuanti sono anime del Purgatorio, che chiedono preghiere perché la loro anima possa raggiungere il Paradiso. Sono definiti “anime pezzentelle”, dove l’aggettivo non deriva da “pezzente” ma dal latino petere, ossia chiedere per avere. Sono affiancati da due sentinelle (diventati poi due carabinieri), significanti due angeli carcerieri a guardia del Purgatorio.
Nei giorni che vanno dal 24 dicembre al 6 gennaio, si manifestano gli spiriti buoni ma anche quelli cattivi. Per scongiurare l’influenza malefica dei secondi, è buona norma non allestire il presepe nella camera da letto ed adornarlo con cinque erbe “buone”: mortella, muschio, pungitopo, rosmarino e vepre (o restina). Anche l’incenso favorisce l’allontanamento degli spiriti maligni.
La classica Cantata dei Pastori, spettacolo seicentesco napoletano di Andrea Perrucci, racconta la lotta nell’Aldilà tra l’Arcangelo Gabriele e Belfagor per la volontà di quest’ultimo di impedire la nascita del Salvatore.