Il bue e l’asinello sono da sempre animali presenti nel Presepe. Sottolineiamo “da sempre” in quanto anche nel presepe di Greccio, riconosciuto dalla tradizione come il primo Presepe della storia, non erano ancora presenti la Madonna e San Giuseppe, ma, insieme al Bambinello e la sua mangiatoia, vi erano già il bue e l’asino. Un fatto molto strano, visto che la loro presenza durante la nascita di Gesù non è citata nei Vangeli biblici. Lo stesso papa Benedetto XVI, nel suo L’infanzia di Gesù, evidenzia la mancanza dei due animali nelle narrazioni evangeliche, ipotizzando dunque la loro assenza nella stalla della Natività.
Riferimenti ai due animali li troviamo nel Protovangelo di Giacomo, una delle fonti apocrife sulla vita di Gesù. Sono inoltre citati in una profezia di Isaia, secondo cui
Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone.
Da questa profezia nasce probabilmente la tradizione di associare il bue al popolo ebraico e l’asino ai pagani, entrambi prostrati al nuovo Signore dei popoli.
La tradizione orale deve aver giocato un ruolo fondamentale, se lo stesso san Francesco di Assisi, così conforme alle regole del Vangelo, ha scelto i due animali nella sua prima rappresentazione sacra. Una tradizione che è giunta fino a noi con delle impostazioni ben precise. Se infatti è quasi impossibile vedere un presepe senza il bue e l’asinello, è altrettanto comune vederli nelle medesime posizioni. Sono entrambi rappresentati quasi sempre accovacciati, in una posizione leggermente ricurva, per tenere i loro musi il più possibile vicini alla culla, dato che la tradizione vuole che sia stato proprio il loro fiato a riscaldare il Bambinello nella fredda notte di Natale.
C’è poi un’altra disposizione scenica che sovente troviamo rispettata anche nei presepi artistici: l’asinello si posiziona alle spalle del suo padrone, San Giuseppe, che ha aiutato tenendo sul dorso la Vergine incinta durante il viaggio compiuto verso Betlemme; il bue, già presente nella stalla, giace alle spalle della Madonna. Questo secondo rapporto, bue-Madonna, pur sembrando un rapporto di protezione dell’animale nei confronti di Maria, è in realtà visto anche come un’evidente superiorità della donna rispetto all’animale. Se guardiamo il bue come simbolo della religione ebraica, e se pensiamo al ruolo che le donne avevano in Giudea, è evidente il contrasto tra il bue/ebreo che viene posto in posizione secondaria rispetto alla Madre della religione Cristiana, che genera il Salvatore senza bisogno di unirsi fisicamente all’uomo. Una lettura, quest’ultima, invisa anche a molti tradizionalisti cattolici, ma che sottolinea un netto contrasto con la tradizione ebraica non solo nel riconoscimento del Messia, ma anche nella gestione dei rapporti umani all’interno della famiglia.