Quando togliere il Presepe?
Qual è la data in cui conviene togliere il Presepe nelle chiese e nelle proprie abitazioni? È una domanda a cui non esiste una risposta precisa. Naturalmente, tutto dipende dalle dimensioni e dalla collocazione del Presepe stesso. Un’installazione come quella del Presepe Palmieri è visitabile tutto l’anno; piccoli presepi artigianali o casalinghi possono essere riposti nelle loro scatole anche subito dopo le feste natalizie.
La prima data tradizionalmente utilizzata per smontare il Presepe è quella del 17 gennaio, festa di S. Antonio Abate (sant’Antuono in Campania), protettore degli animali domestici. È infatti il giorno in cui la Chiesa benedice gli armenti, destinati alla buona riuscita delle attività contadine del nuovo anno. In moltissime località rurali, il 17 gennaio è giorno di festa, con processioni, cortei e altre rappresentazioni.
C’è anche chi, per riporre le statuine sacre del Presepe, attende il Mercoledì delle Ceneri, giorno di inizio della Quaresima. Questa consuetudine deriva da un’antica tradizione diffusa tra coloro che non smontano completamente tutta la struttura che fa da scenografia alla nascita di Gesù, ma sostituiscono soltanto le figure sacre con le “anime del purgatorio”. Queste sono figurine di personaggi avvolte dalle fiamme che, in sostituzione del viaggio dei Re Magi nel periodo natalizio, accompagnano i vivi nel viaggio della vita per tutto il resto dell’anno.
La Candelora
Il giorno utilizzato dai più per togliere il Presepe è il 2 febbraio, festa della Candelora. In questo giorno la Chiesa ricorda la Presentazione di Gesù al Tempio e la Purificazione di Maria Santissima. È definito Candelora in quanto vengono benedette le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”: così venne infatti definito il piccolo Gesù da Simeone quando venne presentato al tempio di Gerusalemme. È inoltre giorno della Purificazione di Maria: secondo l’usanza ebraica, una donna era considerata impura per 40 giorni dopo il parto di un maschio, dopodiché doveva andare al Tempio per purificarsi. Il 2 febbraio è infatti il 40° giorno successivo al 25 dicembre.
Levitico, 12, 2-4:
Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione.
40 giorni di purificazione
I 40 giorni, tempo di isolamento e purificazione, ricorrono spesso nella tradizione Cristiana:
- Il diluvio universale dura 40 giorni e 40 notti;
- Giunti nella terra promessa, gli esploratori della terra di Canaan se la spassarono per 40 giorni; per punizione, l’esodo del popolo d’Israele durerà 40 anni;
- Mosè rimane sul monte Sinai 40 giorni e 40 notti;
- Il profeta Elia attraversa il deserto per 40 giorni prima di giungere al monte Oreb;
- Giona ha annunciato la distruzione di Ninive per 40 giorni;
- Gesù si ritira nel deserto per 40 giorni prima di iniziare la sua predicazione pubblica;
- Trascorrono 40 ore tra la morte di Gesù e la sua Resurrezione;
- Gesù ascende al cielo 40 giorni dopo la sua Resurrezione.
Nell’antica Roma, ceri e purificazione erano protagonisti del rito del Lucernare, con lampade e ceri volti a creare una grande luce per la festa pagana dei Lupercali, celebrata a metà febbraio.
Nell’usanza cristiana, inoltre, le candele benedette il 2 febbraio vengono utilizzate il giorno successivo per la benedizione della gola. Il 3 febbraio si celebra infatti la memoria di san Biagio, protettore delle gole in quanto, tra i suoi miracoli, si ricorda il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce. Le candele sono spesso presenti nelle raffigurazioni pittoriche del Santo.
La voce del popolo
Concludiamo con alcuni detti popolari sulla Candelora legati al clima e alle previsioni sul tempo successivo.
Detto popolare triestino:
Se la vien con sol e bora
de l’inverno semo fora.
Se la vien con piova e vento
de l’inverno semo drento.
Proverbio padovano:
Se ce sole a candelora del inverno semo fòra,
se piove e tira vento del inverno semo dentro
Antico proverbio popolare:
Per la santa Candelora
se nevica o se plora
dell’inverno siamo fora;
ma se l’è sole o solicello
siamo sempre a mezzo inverno
Detto romagnolo:
Se piôv par Zariôla
quaranta dè l’inveran in z’arnôva.
(“Se piove per la Candelora
si rinnovano quaranta giorni d’inverno”)
Detto veneto:
Da la Madona Candeòra
de l’inverno semo fora;
ma se xe piova e vento,
de l’inverno semo drento.
(“Dalla festa della Madonna della Candelora
siamo fuori dall’inverno;
ma se piove o c’è vento,
siamo ancora in inverno.”)
Detto salentino:
De la Candelora
ogni aceddu fa la cova
(“Dalla Candelora
ogni uccello fa le cova”.)
Detto piemontese:
Se l’ors a la Siriola la paia al fa soà
ant l’invern tornom a antrà
(“Se l’orso alla Candelora fa saltare la paglia (il giaciglio)
si rientra nell’inverno”).
Poesia napoletana:
A Cannelora
Vierno è fora!
Risponne San Biase:
Vierno mo’ trase!
dice a vecchia dint’ a tana:
…nce vo’ ‘nata quarantana!
cant’ o monaco dint’ o refettorio:
tann’ è estate quann’ è Sant’Antonio!
(Alla Candelora
l’inverno è finito!
Risponde San Biagio
“L’inverno ora inizia!”
Dice la vecchia dentro la tana
“Ne mancano ancora 40”.
Canta il monaco dal refettorio
“L’estate arriva quando viene Sant’Antonio”).
Ovviamente quest’ultima fa riferimento a S. Antonio da Padova, che ricorre il 13 giugno, e non a S. Antonio Abate, che ricorre il 17 gennaio.