Ogni presepe popolare napoletano che si rispetti non può non contemplare la figura del pescatore. Ad essa è direttamente collegata quella del pescivendolo, personaggio tipico del mercato del presepe. Quest’ultimo non è infatti un mero commerciante: si tratta di un pescatore che, dopo il lavoro di raccolta del pesce, cerca di vendere il prodotto al popolo del presepe.
Ma qual è il valore simbolico di queste due statuine? Intanto rappresentano la “vita”, in contrapposizione al pastore cacciatore che, al contrario, rappresenta la “morte”. Il secondo uccide intenzionalmente la preda per trarne profitto, mentre il primo raccoglie ciò che la natura gli offre, lasciando che la sua raccolta si trasformi in nuova vita per chi ne mangerà.
Molto variopinto il linguaggio che solitamente viene associato al personaggio del pescivendolo. Allusioni sessuali sono legate all’interpretazione del pesce come simbolo fallico. Una simbologia che però non nasce da uno spirito volgare. Nella tombola napoletana, l’organo riproduttivo maschile è infatti ‘o pate de’ criature (il padre dei bambini). L’allusione è dunque non al piacere fisico ma al comandamento divino di crescere e moltiplicarsi. Anche in questo caso, c’è un evidente simbolismo verso la riproduzione e la vita.
È evidente che, se nel presepe napoletano non può mancare il pescatore, nella sua sporta o sul banco di vendita non può non esserci il tradizionale capitone. Il parente povero dell’anguilla è un elemento essenziale della cucina napoletana di fine anno.
Il pesce nel presepe è inoltre simbolo di vita non solo per l’allusione sessuale, ma anche perché vive nell’acqua, fonte di vita e a sua volta simbolo di rigenerazione. Non va dimenticato il ruolo dell’acqua come fonte di rinascita nel sacramento del Battesimo. Lo stesso Gesù, nei primi secoli del Cristianesimo, era indicato con il simbolo del pesce. Pietro diventa con Gesù un “pescatore di uomini”. La folla affamata riceve da Gesù il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ed è infine “del pescatore” l’anello che il Pontefice porta al dito.