È uno dei personaggi più importanti del presepe popolare. È il primo personaggio che si incontra nell’ideale percorso di visione del presepe. È il punto di contatto con il mondo esterno, ed è quindi posizionato spesso sul margine del presepe stesso, o nel punto più alto. Il suo nome è Benino, noto a tutti come il pastore dormiente. Mentre la storia dell’umanità sta cambiando i connotati, lui, ignaro, dorme placidamente in mezzo al suo gregge. Secondo la tradizione, durante il riposo, Benino sogna proprio la nascita di Gesù.
Armenzio:
Ecco l’alba che spunta. Ecco i primi raggi splendenti del sole che ci annunziano il giorno già risorto. E tu dormi, Benino?
Benino:
Padre, gli occhi sono ancora oppressi dal sonno che non si vogliono aprire al sole. Lasciatemi dormire.
È un botta e risposta tra Armenzio e Benino (padre e figlio) nella Cantata dei pastori, l’opera del teatro classico napoletano scritta da Andrea Perrucci nel 1698 e poi riadattata più volte nei decenni successivi.
Benino è sempre rappresentato come un giovane pastore che dorme su un giaciglio d’erba con un braccio ripiegato per sorreggere la testa. Intorno a lui vengono poste le pecore del suo gregge. Spesso ai suoi piedi è presente un cane, anch’egli addormentato.
Derivazione colta del pastore dormiente
Non si conosce con precisione l’origine del pastore dormiente. Alcuni ne sottolineano la derivazione colta, in particolare dalla poesia pastorale di Virgilio, con i suoi racconti sulla vita dei pastori e la loro sintonia con la natura. Un accostamento per niente casuale, visto che il poeta visse a Napoli e vi fu anche sepolto.
L’ipotesi sulla derivazione dalla poesia pastorale è legata anche all’opera di Jacopo Sannazaro tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Il poeta era particolarmente devoto alla Vergine partoriente, e molto legato alla rievocazione della nascita di Gesù. Fece costruire a Mergellina la Chiesa di Santa Maria del Parto, dove è sepolto e dove è custodito il presepe di Giovanni da Nola in legno di tiglio (1519-24) voluto dallo stesso Sannazaro.
Oltre ai riferimenti alla poesia pastorale, ci sono ovviamente i passi biblici, in particolare il Vangelo di Luca, dove si narra degli angeli che annunciano ai pastori la nascita di Gesù. Ma c’è, soprattutto, la vita reale, con i pastori che raggiungevano Napoli per vendere i prodotti del loro lavoro ai cittadini locali.
C’è poi chi vede in Benino anche dei riferimenti alla mitologia antica. Come molti sanno, la data del Natale venne scelta probabilmente per sostituire la festa pagana della nascita del nuovo Sole. Così, anche alcuni personaggi del presepe sarebbero stati creati per sostituire riferimenti pagani. Ecco allora che Benino non può non essere associato all’antico Dio Pastore (Pan) che, dormendo, sognava un nuovo ordine dell’universo.
Il sogno è creazione e rigenerazione
La caratteristica principale di Benino, oltre al suo mestiere di pastore e ai rapporti con la tradizione colta, è proprio il sonno. Il suo non è un sonno fisiologico. Il pastore dormiente del presepe popolare non dorme per recuperare le forze. Come il sonno dantesco che ci restituisce la Divina Commedia, Benino, dormendo, dà compimento al Presepe. Secondo la tradizione popolare, come dicevamo all’inizio, il presepe che noi vediamo altro non è che la “visione” di Benino. È il suo sogno a realizzarlo e a renderlo concreto. Benino sogna il presepe, gli altri pastori, la stella cometa e la nascita del piccolo Gesù.
Molti vedono in Armenzio e Benino la rappresentazione dell’anno vecchio che sta per chiudersi e dell’anno nuovo che dorme in attesa di potersi destare e rigenerare. Il rapporto tra Armenzio-Benino e gli anni vecchio-nuovo è avvalorato proprio dalla dimensione onirica. Benino “sogna” il presepe e il suo sogno è a tutti gli effetti un atto di creazione. Ma tanto vediamo il presepe fin quando c’è il pastore dormiente che lo sogna. Se dovesse svegliarsi, il presepe scomparirebbe.
Così, Benino, dorme e nel suo sonno si compie nuovamente il miracolo del Natale. Il suo risveglio sarà la fine del Presepe e l’inizio di un nuovo anno per tutti.