Il ritorno dalla Terra Santa
Secondo i biografi di San Francesco, l’invenzione del Presepe avviene dopo il ritorno del Poverello dalla Terra Santa. Francesco era partito con l’intento di esortare alla pace gli animi dei combattenti. Degno di menzione l’incontro con il sultano al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino.
Poco c’è di certo su quanto i due si siano effettivamente detti. È indubbio però che il frate di Assisi lasciò un segno indelebile nel cuore del sultano. Questi ne riconobbe la santità dell’animo e gli fece alcuni doni, tra cui il corno d’avorio oggi conservato tra le reliquie del Convento ad Assisi. Si narra inoltre che Francesco abbia proposto ai sacerdoti del sultano una “prova del fuoco”: insieme a loro, sarebbe entrato tra le fiamme e chi ne fosse uscito illeso avrebbe dimostrato la verità della propria fede. Ma il sultano non acconsentì a questa prova.
Al rientro in patria, Francesco, già provato dalle difficoltà del viaggio e dal mancato raggiungimento dei suoi obiettivi, fu ancora più abbattuto. Trovò infatti molte cose cambiate nell’organizzazione della sua fratellanza. Alcune norme introdotte da chi lo aveva sostituito erano in palese contrasto con la Regola, in particolare per quanto riguarda la necessaria povertà che i frati dovevano rispettare.
San Francesco a Greccio
Una malattia agli occhi contratta in Marocco avevano inoltre reso ancora più fragile il suo fisico. Lasciò quindi la guida dell’Ordine francescano a Pietro Cattani e, per il Natale del 1223, si recò a Greccio, dove organizzò una sacra rappresentazione della Natività. L’intento era quello di rievocare l’estrema umiltà e povertà in cui era nato il Signore. Predispose quindi una mangiatoia con del fieno, con un bue e un asino (elementi apocrifi non presenti nei vangeli canonici).
La gente partecipò con grande fede, cantando le lodi del Signore e partecipando alla Santa Messa. Con quella che è passata alla storia come la prima edizione del “presepe vivente”, Francesco d’Assisi dimostrò che non era necessario recarsi in Terra Santa per adorare il Signore. La Sua nascita miracolosa poteva essere rievocata in qualsiasi luogo. Questo rendeva anche, nell’idea del Santo, inutile qualsiasi difesa in armi dei luoghi della Natività.
Ancora oggi, a Greccio, una rappresentazione teatrale ricorda le vicissitudini che portarono Francesco alla prima rievocazione della nascita di Gesù.